Elly Sanoner, 94 anni all'anagrafe e oltre 60 ad accogliere i suoi ospiti, ha plasmato così la storia dell'ADLER, dando un'impronta unica e inconfondibile al mestiere di albergatore.
C’è tanto movimento, la domenica mattina. Un ultimo sguardo al profilo delle montagne che sembrano entrare nelle camere, una bella colazione ed è il momento dei saluti. Borse e valigie sono pronte davanti alla reception, i conti si chiudono, le ultime domande: troveremo traffico sull'autostrada? Il tempo sarà buono? Arriveremo in tempo alla stazione? A salutare gli ospiti in partenza non manca lei, la Grande Dame dell'ADLER, che con eleganza, grazia e calore dispensa sorrisi guadagnandosi il centro dell'attenzione.
Domenica, tarda mattinata. Wintergarten. Salutati gli ospiti è qui, nel Wintergarten, che si può incontrare Elfriede Sanoner, Elly, con la sua giacca blu, i suoi gioielli mai ostentati, il trucco discreto, il rossetto color lampone. Un volto che assomiglia a un quadro, incorniciato dal color perla dei suoi capelli dalla piega perfetta. Impossibile resistere al suo charme o alla passione con cui racconta dei suoi figli Andreas e Klaus, delle loro mogli, di Annemarie, la figlia femmina. Parla con orgoglio dei loro percorsi, del loro impegno, del loro successo e dell'interesse che anche i nipoti mostrano verso il mestiere di albergatore.
Dal Wintergarten lascia correre lo sguardo lungo la terrazza. Sorride, trasmettendo serenità. Ma al suo occhio educato all'estetica e alla perfezione non sfugge nessun dettaglio: la piega di un tappeto, una decorazione fuori posto. Tutto deve essere perfetto per i suoi ospiti, dei quali prende a cuore ogni desiderio, così come ascolta con grande attenzione tutte le osservazioni costruttive dei collaboratori. Lo fa da 60 anni, da quando cioè ha contribuito a dare all'ADLER lo stile e l'immagine che lo contraddistinguono. Gli ospiti arrivano e partono e lei è sempre là a salutarli, ringraziarli e accoglierli. Perché loro sono la sua vita, lo sono sempre stati.
Loro e la sua famiglia, naturalmente. “È andato tutto bene?”: è la domanda che più le sta a cuore, insieme all'invito ad assaggiare i biscotti che il cameriere ha portato insieme al caffè.
Elly è cresciuta in Val Venosta con sua madre e i suoi quattro fratelli. La vita comincia fra le difficoltà dopo la scomparsa del padre e prosegue con una formazione da segretaria, durante la quale impara l'inglese, e con un lavoro presso l'amministrazione comunale. La vita cambia con la proposta di matrimonio di Pepi, un amico del fidanzato di sua sorella. Il vero nome è Josef Anton Sanoner e di mestiere fa l'albergatore in Val Gardena. Si sposano nel 1955 e dopo le nozze Elly si trova a dover affrontare un nuovo percorso professionale. “Non ero del mestiere” racconta, “e non avevo alcuna esperienza”. I suoceri la incoraggiano – “dagli errori si impara” – il lavoro non le lascia il tempo di preoccuparsi.
Ancora oggi molti alberghi dell'Alto Adige sono a conduzione familiare. Gli uomini si occupano della rappresentanza, organizzano e fanno progetti per il futuro. Le donne della conduzione e del funzionamento della struttura. Come due ministri, uno degli Esteri e l’altro dell'Interno. La giovane coppia Sanoner non si sottrae alla tradizione. Pepi cura le relazioni pubbliche: dall' Associazione per il Turismo alle Commissioni politiche e turistiche regionali, dallo sport agli incarichi ufficiali. Diventa membro del Comitato Organizzativo della Coppa del Mondo e si impegna a portare il grande evento in Val Gardena nel 1970. Rimane sindaco per 16 anni e si impegna a migliorare le infrastrutture di Ortisei, decretandone lo sviluppo.
Elly, nel frattempo, si occupa della direzione, svolgendo il ruolo di anima e di braccio dell'albergo. Lo fa per 15-16 ore al giorno, senza mai stancarsi, sempre impegnata a offrire il servizio migliore. “Quando si ama qualcosa”, dice, “tutto si fa volentieri. Io ho sempre amato le persone, e questo è indispensabile nel nostro lavoro”. La Grande Dame intuisce e anticipa i desideri degli ospiti, muovendosi con eleganza fra distanza professionale e ospitalità cordiale e affettuosa. Gestisce il personale con un perfetto equilibrio costruito su fiducia, comprensione e autorità. Di innato ha la capacità di ricordare le particolarità e le storie personali degli ospiti: non dimentica la loro professione, quanti nipoti hanno o cosa studiano i figli. “Una volta”, racconta Elly, “ho chiesto a una coppia tornata da noi dopo qualche anno se Bella ci fosse ancora. Mi riferivo al loro cane.” “Come fa a ricordarsi?”, mi disse la coppia, molto commossa. Certo che si ricordava, infatti aveva morsicchiato una coperta.
Ascoltando i suoi racconti sembra di sfogliare un libro di storia. Gli anni Cinquanta, “quando non c’era ancora la ripresa dopo la guerra e nessuno aveva soldi”, gli anni Sessanta, quando gli ospiti italiani erano diminuiti a causa di attentati dinamitardi dei separatisti in Alto Adige. Gli anni Settanta, particolarmente difficili per via della crisi petrolifera, dell'inflazione e dei tassi di interesse saliti fino al 30%. “L'ansia ci accompagnava la sera a letto e ci aspettava quando ci alzavamo, l'indomani mattina”. Ogni avvenimento si rifletteva sulle sorti dell’hotel, un luogo per eccellenza sensibile a tutti i cambiamenti. Ma anche un luogo di rinascita e di innovazione, come un cantiere in perenne attività. Soprattutto in un albergo come l'ADLER, che ha scritto la storia del settore dell'accoglienza dell'Alto Adige.
All'inizio del Novecento i genitori di Pepi Sanoner facevano pubblicità alle camere arredate con letti alla francese e illuminazione elettrica oltre a stanze da bagno dotate di vasca e toilette con lo scarico. Quando Elly e Pepi ne assunsero la direzione, l’'ADLER elevò i parametri qualitativi in Alto Adige con le sue dotazioni confortevoli e il suo servizio. Inaugurarono addirittura la prima piscina interna a sfioro in Italia. Era il primo passo verso il futuro della struttura, diventata oggi uno Spa Resort con il Mondo delle Acque più grande delle Dolomiti che oggi è il fiore all'occhiello dell'hotel.
“Mamma ha lavorato tantissimo”, dice il figlio Klaus, “papà era spesso fuori casa, la sua passione era pianificare, sviluppare, costruire…” “una passione che ha saputo trasmettere a noi figli”, aggiunge sorridendo Andreas.
Il tempo passa velocemente, ascoltando i racconti di Elly. Parla anche di pittura, la sua grande passione, scoperta nel 1985 quando insieme a Pepi affida la gestione dell’ADLER ai figli. “Mamma, resta un pò a casa e goditi il tempo, dicevano i miei ragazzi”. Amava disegnare fin dai tempi della scuola: erano le nuvole ad attirare il suo sguardo di bambina. Si divertiva a riconoscere volti e figure. La sua creatività la portò quindi a seguire il primo di molti corsi di pittura. Il risultato di tanta passione non poteva non essere condiviso con il suo albergo e con i suoi ospiti. Oltre ai molti dipinti che abbelliscono le pareti degli ADLER, Elly ha realizzato una raccolta di oltre 100 tele create appositamente per l'ADLER Thermae.
Potremmo ascoltarla per ore. Elly però interrompe i suoi racconti. Una giovane coppia è entrata nel Wintergarten, guardandosi attorno con aria un pò titubante. “Vi posso essere d'aiuto? State cercando un tavolo?” Impossibile distrarla dalle persone e dalle loro esigenze. Anche quando sembra che sia lei al centro dell'attenzione, Elly Sanoner sa mettersi da parte per lasciare spazio a loro, i suoi ospiti.